Roca Vecchia: tra storia millenaria e bellezza naturalistica

roca vecchia

Roca Vecchia è una delle marine di Melendugno. Situata su un tratto di costa spettacolare, tra San Foca e Torre dell’Orso, fonde l’incanto dei luoghi al fascino della sua storia millenaria.

Quella che oggi ha l’aspetto di un pittoresco villaggio di pescatori, anticamente era una ricca e fiorente cittadina. Roca Vecchia vanta una storia ricca di eventi importantissimi. Fu fondata dai Messapi, popolazione di origine illirica che abitò il Salento e parte della Puglia a partire dal IX secolo a.C.  Sono ancora visibili le tracce di un antico insediamento preistorico, alcuni resti della città messapica, un pozzo, una strada e una necropoli scavata direttamente nella roccia.

Ma qui è possibile godere anche del fascino immortale della roccia eretta per volere di Gualtieri VI di Brienne agli inizi del 1300, ancora visibile tra alcuni ruderi quasi completamente conquistati dalle acque del mare.

La storia di Roca Vecchia

Dopo secoli di fortune alterne, l’abitato di Roca Vecchia passò tra i possedimenti della famiglia d’Enghien, che ne rafforzò i sistemi difensivi.

Passata ad altri signorotti locali, fu spettatrice del terribile assedio del 1480, portato dagli invasori turchi alla vicina Otranto. Proprio nel territorio di Roca Vecchia, Giulio Antonio Acquaviva, Alfonso d’Aragona e il duca di Melfi si stabilirono in attesa di avviare la riconquista di Otranto.

Verso la fine del XV secolo, il castello di Roca Vecchia fu restaurato e reso ancora più sicuro. Qualche decennio dopo, però, a causa della scarsa manutenzione, fu preso dai pirati, i quali ne fecero il loro covo.

Nel 1544, Carlo V diede ordine di abbatterlo, cosicché i pochi abitanti rimasti in zona decisero di spostarsi nell’entroterra, in modo da sfuggire alle razzie dei Saraceni. Fondarono, quindi, il villaggio di Roca Nuova, mentre il sito antico fu abbandonato definitivamente. Venne riportato alla luce soltanto agli inizi del XX secolo. Oggi, i ruderi dell’antico abitato e del castello, a strapiombo sul mare, fanno di Roca Vecchia una delle località più suggestive e romantiche dell’intero Salento.

Cosa vedere a Roca Vecchia

L’intera area un tempo occupata dall’abitato di Roca Vecchia è interessata dalla realizzazione di un parco archeologico, il cui obiettivo è ripercorrere la storia del villaggio dalle sue origini a oggi.

Da diversi anni, è visitabile il sito archeologico situato al di sopra del promontorio noto come località Castello-Carrare. Qui, sono state riportate alla luce tracce risalenti all’età del bronzo (II millennio a.C.). La presenza umana è stata confermata anche nei periodi successivi, ovvero durante l’età del ferro (XII-XI secolo a.C.) e quella messapica (VI-IV secolo a.C.). Proprio alla popolazione dei Messapi sono riconducibili la realizzazione della prima cinta muraria, costruita con grossi blocchi di calcare, e di una necropoli ricca di sepolture dotate di corredi dallo straordinario valore storico e artistico.

L’abitato medievale, invece, risale al XIV secolo. A questa fase appartengono ruderi di antiche abitazioni, stalle, la cinta muraria medievale, una torre di guardia e il vicino castello.

Anche l’area della Grotta della Poesia conferma una lunghissima frequentazione, essendo ricca di iscrizioni e simboli risalenti alla preistoria.

Le grotte della Poesia

La Grotta della Poesia è il gioiello più luminoso e noto di Roca Vecchia. Secondo alcuni, il loro nome è dovuto a un’antichissima leggenda che narra di una graziosa principessa, innamorata di questo luogo così suggestivo. La ragazza era solita fare il bagno nelle acque trasparenti della grotta tutti i giorni, attirando l’attenzione dei passanti, i quali non potevano resistere alla bellezza folgorante della fanciulla. Ben presto, la storia della splendida principessa si sparse in tutto il meridione, facendo sì che intere schiere di poeti cominciassero a riunirsi nei pressi della grotta per comporre versi ispirati dalla bellezza della ragazza.

Gli storici, invece, farebbero derivare il nome della grotta dal termine greco “posia”, che vuol dire “acqua dolce”. All’interno delle pareti della grotta, infatti, vi sarebbero alcune sorgenti d’acqua dolce.

Nell’antichità, queste grotte ospitarono il Santuario del dio Taotor, antica divinità locale in grado di donare la salvezza eterna ai propri seguaci. Attualmente, le grotte della Poesia attirano migliaia di turisti ogni anno, molti dei quali ne hanno fatto la propria piscina naturale d’elezione. Le grotte, tutte collegate tra loro, sono caratterizzate dalla presenza di acque profonde e limpidissime.

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