Acaya, il borgo fortificato vicino Lecce

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Si pensa al Salento spesso solo in relazione alla stagione estiva e dunque alle sue spiagge bagnate da un mare meravigliosamente cristallino e ai suoi borghi costieri accarezzati dalla brezza marina. Eppure l’entroterra salentino custodisce luoghi di grande bellezza. Si pensi ad esempio alla famosa città di Lecce, ai borghi della Grecìa Salentina, a Nardò, a Specchia e ad Acaya.

Quest’ultima è una frazione di Vernole e si distingue da tutti gli altri per essere oggi l’unico esempio rimasto, nel sud Italia, di cittadina rinascimentale fortificata. Non si può non fare tappa ad Acaya nel corso di una vacanza in Salento e fare così un salto indietro nel tempo, in un passato lontano e suggestivo.

La storia di Acaya e il suo Castello

In origine Acaya era Segine e nel XII secolo fu incorporata alla Contea di Lecce. Molti furono le famiglie e i signori che si susseguirono nel suo governo, da Carlo II d’Angiò a Gervasio dell’Acaya. Sarà proprio quest’ultimo a battezzare come Acaya il borgo sito a soli 13 Km da Lecce, mentre sarà Gian Giacomo dell’Acaya nel 1535 a dare un nuovo volto alla cittadina. L’ingegnere militare personale di Carlo V fortificò ulteriormente la cittadina, con baluardi, bastioni e un fossato. Con la sua morte però, Acaya attraversò un periodo buio, che toccò l’apice nel 1714, quando fu distrutta dagli ottomani. Sarà la famiglia Vernazza a rimettere in sesto e a restaurare Acaya, riportandola all’antico splendore.

Le mura che cingono Acaya sono state costruite con grossi blocchi in dorata pietra leccese e sono persino percorribili, come antichi armigeri, così da poter ammirare la circostante campagna salentina. Sulla cinta muraria si apre la Porta Terra, oltrepassata la quale si entra nel cuore del borgo. Risale al 1535 e reca gli emblemi degli Acaya, dei De Monti e dei Vernazza, sovrastati dal blasone di Carlo V e, in cima, dalla statua di Sant’Oronzo.

Il simbolo di Acaya è certamente il Castello, risalente al XVI secolo e considerato uno degli esempi più grandiosi di architettura militare in Italia: la sua pianta quadrangolare è punteggiata da un bastione lanceolato e da due torri circolari.

Un elegante portale rinascimentale immette nella corte del Castello di Acaya, dalla quale si accede facilmente alla grande scuderia e alle prigioni. Una scalinata porta poi ai piani superiori dove risiedevano i nobili: tra le aule più belle del Castello di Acaya c’è sicuramente la Sala Ennagonale, dove non solo sono impresse le effigi dei signori Maria e Alfonso dell’Acaya, ma un bellissimo fregio percorre la camera per l’intero perimetro.

Una visita ad Acaya e alla vicina Riserva Naturale Le Cesine

Uscendo dal Castello si può raggiungere facilmente la Chiesa di Santa Maria della Neve, eretta nel XVI secolo: se la facciata neoclassica mostra i rifacimenti effettuati nel 1865, il campanile e l’abside sono invece originari dell’epoca tardo-romancia. Davvero bello è l’altare barocco all’interno della chiesa, decorato con ricchi fregi barocchi e persino con le armi appartenute ai Vernazza.

Merita una visita anche la Cappella di San Paolo, situata però al di fuori delle mura del borgo salentino: il sobrio edifico risale al XVIII secolo, ma ben più antica è la tradizione che vuole la chiesa legata al rito del tarantismo, alla stregua della Chiesa di San Paolo nella cittadina di Galatina. Qui i tarantolati venivano portati affinché San Paolo li guarisse, in un’atmosfera intrisa dai suoni incessanti di frenetici tamburelli. Non a caso Acaya è una delle tappe dell’itinerante festival della Notte della Taranta, che ha il suo clou nel Concertone di Melpignano.

Da Acaya, dove sorge peraltro un esclusivo golf club premiato con le 5 stelle BVGA, è possibile raggiungere le incantevoli spiagge di Torre Specchia Ruggeri e soprattutto l’Oasi Naturale Le Cesine, distante solo 5 Km e rientrante nel territorio di Vernole: in passato era un’area paludosa infestata dalla zanzara anopheles, mentre oggi, in seguito alla bonifica dell’800, è una riserva lussureggiante e incontaminata. Consta di zone coltivate a uliveti, profumatissima macchia mediterranea, un fitto bosco di pini, dune sabbiose, una zona paludosa punteggiata da canneti e due laghetti, il Pantano Grande e Salapi. Una visita alla Riserva Naturale Le Cesine farà felici gli amanti dell’ornitologia, essendo frequentata da codoni, anatre, cinciallegre, cinciarelle e fringuelli. L’oasi custodisce anche l’antica Masseria Le Cesine, dotata di una Torre di avvistamento eretta nel ‘500 che comunicava visivamente con le altre torrette costiere vicine.