Gallipoli non è soltanto mare cristallino e spiagge dorate. La “città bella” custodisce un patrimonio storico che sorprende chiunque si avventuri nel suo centro antico. Tra i simboli più enigmatici spicca la Fontana Greca, un’opera che divide studiosi e appassionati: c’è chi la considera la più antica fontana d’Italia, risalente al III secolo a.C., e chi invece la colloca in pieno Rinascimento. Qualunque sia la verità, la sua imponenza e il suo fascino la rendono una tappa imprescindibile per chi visita il Salento.
Origini incerte tra leggenda e realtà
L’attuale collocazione della fontana, proprio accanto al Ponte Antico e al castello di Gallipoli, risale al 1560. In passato, però, la struttura ha avuto altre sistemazioni: dapprima si trovava nei pressi delle antiche terme, successivamente venne spostata vicino alla chiesa di San Nicola, per poi essere riportata nella posizione che ancora oggi conserva.
L’incertezza sulle sue origini continua ad alimentare discussioni. Le cronache locali parlano di un’opera costruita dai coloni greci nel III secolo a.C., mentre ricerche archeologiche e analisi stilistiche suggeriscono una realizzazione rinascimentale. Ciò che è indubbio è il forte richiamo all’estetica dell’arte classica, evidente nei rilievi e nelle forme scultoree che decorano la facciata principale.
Architettura e dettagli che colpiscono
Alta circa cinque metri, la Fontana Greca colpisce per le sue due facciate, ognuna con caratteristiche peculiari. Quella rivolta a Nord-Ovest, datata 1765, aveva un ruolo soprattutto funzionale: ospitava un abbeveratoio per gli animali e, più tardi, divenne punto di approvvigionamento idrico per molte famiglie prive di acqua corrente. Lo stemma della città con il gallo coronato e l’iscrizione latina fideliter excubat (“vigila fedelmente”) si staglia accanto alle insegne di Carlo III di Borbone, aggiungendo un significato politico e simbolico.
Ben più scenografica è la facciata Sud-Est. Qui quattro cariatidi sorreggono l’architrave, mentre tre pannelli scolpiti raccontano antichi miti greci. La raffinatezza dei bassorilievi, nonostante i segni del tempo e le numerose crepe, lascia intuire l’intento celebrativo e artistico che ispirò i suoi realizzatori. In alto, lo stemma di Filippo II di Spagna ricorda una delle dominazioni straniere che hanno plasmato la storia di Gallipoli.
I miti scolpiti sulla pietra
La Fontana Greca non è soltanto un’opera architettonica: è un vero e proprio racconto mitologico tradotto in immagini. Le tre storie raffigurate nei rilievi evocano i temi della metamorfosi e del destino, concetti centrali nella cultura ellenica.
La prima scena rappresenta Dirce, condannata a essere dilaniata da due tori per le sue crudeltà, ma salvata da Dioniso che la trasformò in una sorgente. Segue la leggenda di Salmace, ninfa innamorata di Ermafrodito, che ottenne dagli dèi di unirsi per sempre al giovane, creando un’unione indissolubile. Infine compare Biblide, disperata per l’amore non corrisposto verso il fratello Cauno: le sue lacrime, secondo il mito, la trasformarono in una fonte eterna.
Questi racconti, scolpiti con grande maestria, trasformano la fontana in una sorta di libro aperto, capace di unire arte, mito e memoria collettiva.
Il centro storico come cornice ideale
Osservare la Fontana Greca significa trovarsi nel cuore pulsante di Gallipoli. Intorno si snoda un centro storico che sembra sospeso nel tempo, con vicoli stretti, palazzi nobiliari e chiese barocche che testimoniano la ricchezza culturale della città. A pochi passi si innalza il Castello Angioino, possente sentinella sul mare, mentre non lontano si può ammirare la Cattedrale di Sant’Agata, capolavoro del barocco salentino.
Passeggiare tra le strade lastricate del borgo significa compiere un viaggio attraverso secoli di dominazioni, dalle incursioni saracene alle influenze bizantine e veneziane, fino al lungo dominio spagnolo. In questo contesto, la Fontana Greca appare come un ponte ideale tra passato remoto e Rinascimento.
Un simbolo che va oltre la leggenda
Se da un lato la disputa sulla datazione non sembra trovare soluzione definitiva, dall’altro resta il fatto che la Fontana Greca è divenuta un simbolo identitario per i gallipolini. Non a caso è stata celebrata anche dalle Poste Italiane, che le hanno dedicato un francobollo nella serie “Fontane d’Italia”.
La sua importanza non risiede soltanto nella presunta antichità, ma soprattutto nella capacità di rappresentare il legame tra la città e il suo passato. Ancora oggi è luogo di incontro, punto di riferimento per residenti e turisti, testimonianza tangibile di come arte e mito possano fondersi in un’unica opera.
Perché visitarla
Chi arriva a Gallipoli per una vacanza non dovrebbe limitarsi alle spiagge. Ammirare la Fontana Greca significa scoprire un tassello fondamentale della storia del Salento. La sua imponenza, unita al fascino delle leggende che la accompagnano, la rende una tappa irrinunciabile di qualsiasi itinerario culturale.
Osservandola da vicino si comprende come, attraverso i secoli, la città abbia saputo conservare la propria identità, arricchendola con influenze diverse. È proprio questo intreccio di culture e racconti a rendere unica Gallipoli, e la Fontana Greca ne è la testimonianza più eloquente.
Una fontana senza tempo
Che sia stata eretta in epoca ellenica o in pieno Rinascimento, poco importa. La Fontana Greca di Gallipoli continua a incantare, a incuriosire e a stimolare nuove ricerche. È un monumento che non smette di parlare, capace di unire la funzionalità di un tempo – quando forniva acqua agli abitanti – al valore artistico e culturale che oggi la rende celebre in tutta Italia.
Per il visitatore moderno, rappresenta un’esperienza unica: fermarsi davanti ai suoi rilievi significa ascoltare storie millenarie che si intrecciano con la storia della città, in un dialogo continuo tra leggende, architettura e vita quotidiana.
